38 anni, 98 reti all’attivo in serie B… “Sono 99, me ne manca uno, e sto rosicando. E poi me ne mancano pochi per arrivare a 200”. Ha ragione Sasà Bruno: tante statistiche non contano il gol che fece nel giugno 2004 con il Bari in un playout di Serie B e oggi è a quota 194 tutto compreso, ancora 6 centri per arrivare alla cifra tonda: “La voglia di mettere la palla in rete non mi passerà mai. Io mi diverto ancora, e poi sono nato per il gol“. Napoletano, trapiantato da Modena in su, attaccante della Giana Erminio, il bomber si è raccontato in questa intervista.
Ciao Sasà, prima di parlare di pallone: sei mai stato oggetto di cori razziali? Hai giocato sempre al Nord, non ti hanno mai fatto notare che sei nato in una città diversa?: “Può capitare, è capitato, che qualcuno dalla tribuna ti chiama in un certo modo, ma non ci ho mai fatto caso, sono cavolate. In campo, in passato, c’è stato anche qualche insulti, ma con qualcuno ne sono diventato anche amico. E, anche con i tifosi, non è mai successo nessun alterco: quando vado in trasferta, sento che sono apprezzato. Certo, c’è sempre quella voce… Ma ne è una sola, in mezzo a 5mila. Se, poi, me lo vieni a dire in faccia, è un’altra cosa…“, ed è mai successo?: “No, fortunatamente! A me non è mai successo niente, vivo a Piacenza, poi ho giocato a Brescia, a Torino, a Verona… Sarà che mi sono fatto voler bene, ma non ho mai avuto un’esperienza simile. Questo è il terzo anno alla Giana e qui sto benissimo. Per l’età che ho, cercare un posto tranquillo, in cui ti alleni bene e giochi senza pressioni, dopo tanti anni di grandi piazze, è l’ideale per la testa. Non mi sarei mai aspettato di fare ancora tanti gol, ed è motivo di grande orgoglio per me. Siamo partiti un po’ a rilento, ma adesso ci siamo ripresi: siamo un buon gruppo, e ci facciamo valere in una categoria in cui ci sono delle squadre molto blasonate”. Quali sono le ambizioni di quest’anno: “Noi vorremmo ripetere il campionato dell’anno scorso, quando siamo usciti col Pordenone ai playoff. Siamo stati sfortunati, però è stato un grande risultato: quest’anno, vorremmo ripetere lo stesso campionato, ma l’allenatore, per tenerci con i piedi per terra, abbassa l’asticella, anche se in fondo al cuore vorrebbe fare di più anche lui". Di solito, quando un giocatore si avvia alla fine della carriera, cerca di trovare una soluzione vicino casa… “Probabilmente sarebbe stato il mio caso, però mia moglie è di Piacenza, ed i miei fogli sono nati qui (ride, ndr)”. Quindi è stata una tua scelta quella di giocare e girovagare sempre tra squadre del centro nord?: “Ho avuto più di un’opportunità di giocare al Sud: quando ero al Brescia, c’era Aliberti, il presidente della Salernitana, che era pazzo di me, e sono stato vicino anche all’Avellino, ma c’era sempre burrasca in quelle società, allora ho preferito soluzioni più serene… Anche perché, in quegli anni, il proprietario del mio cartellino era il Chievo, e non avevo grosse possibilità di scelta: ricordo che a Brescia volevo andarci io, perché loro volevano mandarmi a Cesena: con le Rondinelle sono stato bene, anche se fino a pochi minuti prima della firma col Brescia, mi chiamava Marino che mi voleva a Napoli…“.
Ah sì, spiegamela questa…: “Questa non la sa nessuno! Ero in direzione Brescia, in autostrada, e mi chiamava Gaetano Fedele che era il mio procuratore e mi diceva ‘Sasà, che devo fare, qui c’è Marino che mi telefona’, mentre ero quasi al casello. Tra l’altro, mi venne a prendere Corioni, il presidente del Brescia, e firmai il contratto sul cofano della sua macchina. Non potevo rifiutare, anche se era il Napoli… Ed è andata così…“. Però è andata bene!: “Sì certo assolutamente! Ho giocato contro il Napoli, col Modena, ma non ci sono stati altri ritorni di contatto perché c’è stata la scalata verso la A“. Sei rimasto tifoso del Napoli?: “Assolutamente sì! E’ bellissimo essere napoletano, qui a Gorgonzola, ed esultare da primo in classifica. Il gioco di Sarri è apprezzatissimo in tutte le categorie: speriamo sia l’anno buono“. Hai mai incontrato Sarri da avversario?: “Certo! Ricordo di un mio ex compagno di squadra, che giocava a Pescara quando c’era Sarri, che diceva di stare attenti a me perché ‘quello aveva una scarpa in testa’!”
Al di là di giocare con il Napoli, hai vissuto la promozione con il Torino, e poi proprio col Chievo hai giocato in serie A.Qual è la differenza nel fare gol nelle tre categorie?: “Ho avuto, purtroppo, la sfortuna di non segnare in serie A, ma quando ero al Modena ho segnato in Coppa Italia all’Atalanta: su calcio di rigore a Ferdinando Coppola; ma ho fatto tantissimi gol a tanti portieri forti in serie B come Antonioli, Pagliuca, Taibi…“. A proposito di Modena: quella serie B era fortissima, era quasi migliore della serie A: “Quella B era veramente tosta, noi avevamo un attacco con me, Biabiany ed Okaka, e avevamo alcuni giocatori che poi hanno giocato in A come Abate. Non solo Juve, Napoli e Genoa, ma c’erano medio piccole super attrezzate per la categoria: il Mantova, il Rimini, erano fortissime…bei tempi, bei tempi davvero. Adesso gioco ancora nei professionisti, e ho 38 anni. Fa pensare che il livello si è abbassato… Anche in serie A, ci sono giocatori che hanno oltre 33/34 anni e sono titolari. Anche nella stessa serie C, se avevi 38 anni eri già vecchio “. Perché si è abbassato il livello del nostro calcio?: “Troppi stranieri, poca cura del settore giovanile: sono problemi di tutta l’Italia. Prima anche le squadre che dovevano salvarsi facevano emergere i giovani italiani, mentre adesso giocano solo con gli stranieri. L’epilogo di queste scelte si è visto con l’esclusione dell’Italia ai mondiali. Ai miei tempi, dopo aver giocato nelle giovanili e dopo aver esordito, mi hanno mandato in giro per la C a fare le ossa. Adesso se c’è un giovane bravo, te lo tieni in squadra, però non lo fai mai giocare e rischi di fargli perdere tempo“. E tu perché giochi ancora a 38 anni? “La passione, mi contraddistingue la passione, da sempre. Voglio smettere come ho iniziato seguendo il mio istinto. Io ho rinunciato a qualche soldo per fare le mie scelte, anche scontrandomi... …Ero un po’ in crisi di identità, avevo 20 anni e avevo già esordito in serie A. Ero in vacanza, ma ero sempre pensieroso su cosa fare. Mi sentivo già arrivato, e guadagnavo tanto. Il mio procuratore mi propose il Sora, dove avrei avuto una maglia da titolare assicurata, e poi c’era l’Ascoli, che puntava alla promozione, aveva gente esperta, e avrei fatto la quarta punta: scelsi Ascoli. Era la mia occasione, volevo giocarmela. C’era Pillon in panchina, che mi ha allenato benissimo; mi schierò contro il Venezia di Recoba in Coppa Italia, segnai e non uscii più perché diventai titolare: feci 15 gol senza nessun calcio di rigore“.
Salvatore Bruno ha collezionato la sua prima convocazione in serie A con la maglia del Napoli il 13/12/97 per la partita contro il Parma: sulla panchina del Napoli, sedeva Giovanni Galeone. Ha vestito le maglie di Cremonese, Spal, Alzano Virescit, ma la grande occasione arriva ad Ascoli, quando trova la promozione in B. Poi, un assaggio di serie A ad Ancona, un altro col Chievo qualche anno dopo, in mezzo, tanti gol col Brescia in B. Ne sono ancora di più, quelli fatti col Modena: veste il gialloblù per tre anni, poi sceglierà il neroverde del Sassuolo. Torna al Sud dopo otto anni dall’ultima volta, quando giocò a Catania: veste un altro gialloblù, quello della Juve Stabia. L’anno dopo, un ritorno di fiamma col Modena, poi l’esperienza al Vicenza, e oggi quella con la Giana Erminio, di cui Bruno è il miglior marcatore da quando la squadra di Gorgonzola gioca in Serie C/Lega Pro: 43 gol tra campionato e Coppa Italia.
Autore: Stefano Spinelli
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