Filippo Corti è stato senza ombra di dubbio nei cuori di tutti i tifosi e simpatizzanti della Tritium. Classe '89, milanese originario di Cernusco sul Naviglio ma da tempo residente a Roma, ha lasciato da poco il calcio giocato ed ha intrapreso un percorso professionale in ambito accademico, non lasciando il calcio: è infatti voce tecnica per RaiSport e collaboratore con l'AIC. In questa lunga intervista Corti, con l'umiltà e la professionalità che da sempre lo contraddistinguono, ricorda il suo passato in maglia biancoazzurra e esprime le sue sensazioni in merito al periodo in corso e all'emergenza Covid19.
Ciao Pippo, diciamocelo: sei rimasto nei cuori dei tifosi della Tritium.
"Grazie Mattia, davvero: sentirtelo dire mi emoziona. Sono stati cinque anni incredibili: i successi raccolti sul campo hanno rappresentato il coronamento della crescita di una realtà sportiva composta da bravi calciatori, dirigenti competenti e persone appassionate. Ogni tanto, ancora oggi a distanza di diversi anni, mi capita di ricevere messaggi di stima da parte di alcuni tifosi della Tritium che ricordano le gesta sportive di quelle gloriose stagioni e che seguono il mio percorso professionale. Sono onorato di aver lasciato un segno importante sul campo e fuori dal campo. Trezzo sull'Adda occuperà per sempre uno spazio nel mio cuore".
Cosa provi a vedere Alessio Dionisi sulla panchina del Venezia in serie B?
"Orgoglio e meritocrazia. Alessio è stato il mio capitano a Varese e il mio capitano alla Tritium. Nutro per lui una stima sincera e profonda conquistata negli anni con i fatti e non solo con le parole. Ci sentiamo ogni tanto: è un grande professionista e le qualità da leader le ha sempre avute. Mi hanno sempre colpito la sua umiltà e la sua capacità di comprendere e riconoscere le situazioni. La sua carriera da allenatore è agli inizi ma è giovane, apprezzato e ha già dimostrato di avere una sua filosofia e una sua idea di gioco: è un uomo di calcio che meriterebbe di fare carriera".
Con chi sei rimasto ancora in contatto?
"Ho ottimi rapporti con tutti i compagni, gli allenatori e i collaboratori con cui ho condiviso gli anni alla Tritium. I rapporti più consolidati sono quelli con Diego Daldosso e Andrea Arrigoni. Sono entrambi stati miei compagni di reparto ma in momenti diversi della mia carriera alla Tritium. Diego mi ha insegnato moltissimo sotto il profilo caratteriale e mentale e lo ho sempre "vissuto" come un mentore: anagraficamente e tecnicamente siamo stati una coppia complementare in mediana per quattro stagioni. Con Andrea invece il rapporto è sempre stato alla pari e, anche se abbiamo difeso insieme il centrocampo della Tritium per una sola stagione, le "battaglie" calcistiche che abbiamo combattuto e i chilometri che abbiamo macinato sono state caratterizzate da un'intesa che non ho più ritrovato. Sono anche molto legato a sua figlia, essendo io il suo padrino di battesimo".
Il calcio e la normalità sono stati travolti dall'emergenza Covid19.
"Io ora vivo a Roma e non vedo i miei genitori da gennaio e ho degli amici che i genitori li hanno persi in questa epidemia. Si tratta di una situazione veramente complicata che nei primi mesi è stata tremenda e non ha risparmiato niente e nessuno. Penso che la crisi sanitaria ed economica che ne è derivata debba comunque lasciare in eredità qualche insegnamento: ci sono attitudini e atteggiamenti dell'essere umano che devono cambiare".
Una situazione paradossale ed impensabile che mai avremmo pensato di vivere.
"Senza dubbio. Non entro nel merito delle scelte governative o delle risposte sanitarie all'epidemia perché non sono nè un politico nè un medico e penso che ci voglia la giusta competenza per poter rispondere alle sfide del momento, tuttavia penso anche che ciascuno di noi possa fare la differenza. Sicuramente sarà necessario il vaccino per poter debellare questo virus e ipotizzare un futuro più sicuro ma allo stesso tempo il senso di responsabilità delle persone sarà altrettanto necessario".
Cosa ne pensi di una potenziale ripresa nei professionisti? La serie D invece è ufficialmente sospesa.
"In questi mesi purtroppo e inevitabilmente si è agito con il solo obiettivo di arginare il contagio e l'epidemia. Ritengo che la ripresa debba essere consentita solo ed esclusivamente se dovesse incontrare il parere favorevole della comunità scientifica e dei protocolli sanitaria: solo ed esclusivamente, senza se e senza ma. La ripresa dei professionisti non è certamente scontata. La serie D, essendo il campionato di vertice della LND, ha subito la sospensione definitiva come tutte le categorie del dilettantismo. Per le ragioni di cui sopra penso che fosse inevitabile che si arrivasse a questo".
Di cosa ti occupi ora nella vita?
"Ora sono un dirigente sportivo e docente universitario. Opero nel settore dello sport universitario e in quello internazionale. Ho lasciato il mondo del calcio giocato dopo una esperienza in Serie A di calcio a 8 con la maglia della Lazio, ma nei ruoli che rivesto come dirigente sono comunque impegnato nel settore professionistico. Collaboro infatti con l'AIC di Damiano Tommasi per le relazioni con FIFPRO, il sindacato internazionale dei calciatori e sono stato nominato Capo Delegazione della Nazionale Under 20 dalla FIGC (il più giovane nella storia del calcio italiano, ndr)".
In conclusione, vuoi lasciarci un tuo pensiero?
"La Rocca di Trezzo sull'Adda, il Comunale di Crespi D'Adda e il Brianteo di Monza saranno sempre luoghi ricchi di ricordi emozionanti per me. I tifosi e gli sportivi trezzesi che ho conosciuto in quegli anni sono sempre stati parte attiva ed equilibrata dei successi e degli insuccessi del club. Leggo che, a partire dal Presidente Camoni, la situazione societaria attuale è basata su principi sportivi e strutturali sani e solidi, quindi non posso che augurare al popolo trezzese di conservare la passione sportiva che li ha caratterizzati, in qualsiasi categoria, e di poter vivere nuovamente stagioni intense e soddisfacenti come la storia della Tritium ha abituato".
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